Grandi novità a casa di Buba.
Oggi inauguriamo una nuova rubrica, fatta di persone che credono fortemente in quello che fanno, soprattutto perchè lo fanno con il cuore, belle storie da raccontare e da leggere, legate al mondo dell'handmade.
Inizio con Silvia, che mi ha colpita subito, con le sue parole e le sue passioni. Spero davvero possa piacere anche a voi.
Silvia si presenta così.
Mi chiamo Silvia, ho 35 anni e sono mamma di una bimba di un anno, la mia piccola Sara.
Ho scoperto dell'arrivo di Sara mentre vivevo in Inghilterra con mio marito.
Mi sono trasferita a Londra nel 2012, mio marito è un ricercatore fisico e lavorava già lì, io ho deciso di raggiungerlo dopo qualche anno, lasciando un posto a tempo indeterminato in Italia.
La sensazione è stata quella di fare un salto nel vuoto, lasciavo il lavoro, non sapevo parlare inglese, lasciavo la mia famiglia e gli amici.
Londra mi accoglieva come accoglie chiunque, ti fa capire che c'è posto anche per te, ma non ti aiuta in nessun modo. I primi mesi sono duri per tutti, ci si sente in un acquario pieno di squali, dove tu sei il pesce più piccolo, e devi cercare di sopravvivere. In Italia ero uno sviluppatore software: la cosa più facile era cercare lo stesso lavoro in Inghilterra. Ma non riuscivo a parlare, il mio inglese era insufficiente per poter discorrere con un inglese madrelingua in un ufficio. io riuscivo solo a farmi capire (e a volte nemmeno) solo nei caffè, ordinavo sempre lo stesso latte e avevo imparato a dirlo benissimo, solo quello.
Mi sono rimboccata le maniche, ho imparato l'inglese in tre mesi, ho iniziato a cercare lavoro e l'ho trovato dopo altri tre. Nel frattempo ho fatto colloqui ovunque, la Borsa di Londra, grattacieli in piena City, start-up, aziende mondiali e aziende piccolissime. Nessuno mi assumeva, non avevo un'esperienza in Inghilterra e il mio inglese era sempre troppo scarso. Finchè un giorno ho risposto al telefono, era l'azienda che mi ha presa sotto la sua ala, per quattro bellissimi anni.
Ho continuato a fare il lavoro che sapevo fare, programmavo i computer come ho fatto nei dodici anni precedenti in Italia.
La "sua" Londra.
Mi sono completamente immersa nel mondo anglosassone, mi sono innamorata di Londra, vivevamo i venerdì sera dopo il lavoro, quando tutti fanno cadere la penna alle 5:30 e si precipitano a bere una birra con i colleghi, abbiamo conosciuto le migliori cucine di tutto il mondo, abbiamo vissuto nella Londra libera da pregiudizi, con quell'anima fuori dagli schemi che affascina tutti. E poi abbiamo conosciuto e allacciato legami strettissimi con gli italiani immigrati, come noi. Quando vivi da immigrato in una città difficile, diventare amico di altri immigrati come te è un attimo.
Ogni giorno facevo il viaggio in bus, la linea 8 che porta da East London fino al cuore della City e mi piaceva guardare la gente, come era vestita, come se ne andava in giro fiera. Mi sembrava incredibile, io facevo parte di loro, lavoravo in centro Londra, avevo amici provenienti da tutti gli angoli della terra, parlavo inglese, ero felice.
Poi ha cominciato a insinuarsi dentro una nostalgia. Sia nei miei che nei pensieri di mio marito. Mancava l'italianità. Ci mancava il caffè al bar che si beve in tre sorsi, ci mancava sentire parlare in dialetto.
Mancava la famiglia, mancava quella sensazione di alzarsi al mattino e sentirsi a casa.
La casa di sempre, quella in cui nessuno ti chiede di dimostrare niente, quella in cui non devi sempre pensare alla traduzione, quella in cui riesci a riconoscere i sapori, i suoni. Quella in cui i modi di dire, sono anche i tuoi modi di dire. E non li devi imparare e non te li devono spiegare, i modi di dire ce li hai dentro fin da bambino.
Ci mancava quel posto in cui nessuno ti guarda con gli occhi e la bocca spalancati quando gli dici che tu, il tiramisù, lo prepari a casa. E pure il ragù.
Abbiamo capito che desideravamo una famiglia e volevamo costruirla in Italia, dove siamo cresciuti noi.
Da quel momento abbiamo fatto di tutto per tornare, abbiamo ristrutturato una vecchia casa di paese in Lombardia, mio marito ha trovato una posizione all'Università Statale di Milano e siamo tornati.
Io ho fatto un altro salto nel vuoto, ho lasciato il mio adorato ufficio londinese per tornare in Italia e vivere da mamma, italiana.
Dovevo ricominciare da capo un'altra volta.
In Inghilterra però ho trascorso quasi tutta la gravidanza e una notte, mentre ero incinta, ho sognato di comporre un libro fotografico per mia figlia in cui raccontavo la nostra storia, dove le spiegavo come mai mamma e papà parlano inglese così bene e perchè abbiamo tanti amici in Inghilterra. Ho capito che, per quanto possa sembrare banale, ogni famiglia ha la sua personalissima storia ed è bello raccontarla a chi ne fa parte, ma ci è entrato dopo e tante cose le scoprirà solo attraverso i racconti, le fotografie.
Il suo progetto.
The little one, come dicono a Londra. la mia piccolina di casa avrebbe avuto un libro che le avrebbe raccontato il suo arrivo.
Disegno da sempre, l'ho sempre fatto per me stessa senza far vedere i miei disegni a nessuno se non alle persone strette. Così, il giorno dopo, sul mio solito bus, ho disegnato la prima famiglia di orsi, due orsi adulti e un piccolino che spuntava dal basso, me lo immaginavo in punta di piedi, the little one.
Era nato così il primo libretto, come li chiamo io.
Mio fratello appena l'ha visto mi ha consigliato di provare a venderlo. Ho aperto quindi il mio negozio Etsy e dopo tre giorni era venduto a una famiglia in Pennsylvania.
Da quel giorno sono arrivate continue richieste di personalizzazione, mi hanno richiesto animali diversi, copertine diverse, libri per i gemelli, mamme single, famiglie allargate, adozioni.
Quello che avevo venduto sarebbe stato il primo di quasi 500 libri che ho venduto in tutto il mondo. Mi hanno chiesto di tradurre in Svedese, Portoghese, Norvegese, Islandese, Francese, Tedesco, Olandese, ovviamente ho fatto anche la versione italiana e tra qualche giorno aprirò un negozio Etsy separato completamente in italiano.
Da Marzo i miei libri approderanno per la prima volta in un negozio fisico, è un negozietto storico nel centro di Bologna e sono molto emozionata di vedere i miei libretti esposti.
Che ne dite? Io mi sono innamorata dei suoi lavori e delle sue parole .. e il London Calling, in me, in questo momento, è più forte che mai e quindi ho chiesto a Silvia di tornare su queste pagine per raccontarci meglio della sua British life.
A presto